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Il vero riso basmati
Altroconsumo ha effettuato un’inchiesta per scoprire il vero riso basmati dato che quest’ultimo è facilmente oggetto di frodi. Per scoprirle, viene utilizzata un’analisi per il riconoscimento del Dna.
Un riso famoso
Il riso basmati è famoso in tutto il mondo per la sua fragranza e il gusto inconfondibile. Importato come complemento indispensabile di molte ricette esotiche, classico il suo abbinamento con il pollo al curry, con il tempo ci siamo abituati ad usarlo al posto dei nostri chicchi nostrani. Il successo di questo riso, coltivato in India e Pakistan da centinaia di anni, si deve al sapore particolare e piuttosto deciso e ai chicchi lunghi che restano sodi e separati, non appiccicosi, dopo la cottura. Il suo inconfondibile aroma ricorda vagamente il legno di sandalo, ed infatti il termine stesso “basmati” significa “regina del profumo”.
Un riso protetto
Il riso basmati gode di una protezione simile a quella utilizzata per molti nostri prodotti tipici. Si possono chiamare “basmati” solo alcune varietà di riso provenienti dalla zona geografica di origine tradizionale. Per tutelare questo riso, i produttori si sono dati un codice volontario con regole precise sulla denominazione del prodotto. 1) la denominazione “riso basmati” può essere data soltanto ad alcune varietà particolari che crescono nell’area geografica al confine tra India e Pakistan; 2) il riso basmati può essere indicato come “made in India” o “made in Pakistan”solo se contiene almeno il 97% dei chicchi provenienti da uno di questi due paesi; 3) la quantità di riso non basmati presente in un prodotto che si definisce “basmati” non deve superare il 7%, 4) il produttore non è obbligato a indicare la specifica varietà del basmati (Pusa, Super, Dehradum…) ma se questa informazione viene data al consumatore, il produttore deve garantire che almeno il 97% sia della varietà indicata.
In Europa
L’Europa gode di una regolamentazione sul commercio del riso basmati ancora più stringente: le varietà ammesse sono inferiori (15 nel codice volontario, 9 in Europa), così come la percentuale di risi diversi deve essere sotto il 5%.
Ma quanto costa?
Sebbene l’Italia sia il maggiore produttore europeo di riso, noi italiani non siamo grandi consumatori di questa importante fonte di carboidrati, soprattutto se ci confrontiamo con le popolazioni asiatiche. Ovviamente, le varietà più acquistate sono quelle coltivate sul nostro territorio (Ribe, Arborio, Roma; Originario, Carnaroli..), ma oggi si stanno facendo spazio sul mercato anche le varietà di importazione, soprattutto quelle esotiche, tra cui il basmati. In generale, questo riso ha un costo più elevato rispetto alle varietà nostrane: il costo medio è di 3,50 euro al chilo contro 2,30 euro al chilo dell’Arborio e 2,80 euro/kg del pregiato riso Carnaroli.
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Non sempre il riso indiano che entra nelle nostre cucine è vero basmati |
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