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La piccola fiammiferaia  (parte seconda)  - Salute > Psicologia
 
 

La piccola fiammiferaia (parte seconda)

 
     
 

un articolo che ha suscitato molto interesse

 
     

  Care lettrici....
     

 
 

Care lettrici....

Cara Daniela, care lettrici,
ho letto con curiosità i vostri commenti all’articolo sulla creatività da me scritto e li ho accolti tutti con interesse.
La chiave di lettura della Piccola Fiammiferaia da me proposta è di tipo educativo e, posto che uno dei principi sui quali si fonda la Pedagogia Clinica è aiutare la Persona ad avviare delle riflessioni su di sé e sui propri vissuti al fine di evolvere, sono contenta del risultato, vista la qualità delle vostre risposte.
Alcune di voi hanno parlato di Sé…ed è bene concedersi delle pause in cui far risuonare i propri intimi pensieri e lasciar parlare le emozioni, anche quelle negative, alle quali è doveroso dare voce per evitare pericolosi inquinamenti.
La rabbia di Daniela per esempio…quanta ne esce dalla sua lettera!!
Quante volte quest’energia bloccata si manifesta nelle nostre vite adulte sotto forma di travestimenti (dipendenza, distrazione, dominio, depressione….) che, benché tentino di proteggerci dalla nostra sofferenza, non fanno che perpetuarla?
Guarire dalla rabbia è un lavoro del cuore, che richiede coraggio e dolcezza… perché la rabbia, che a volte ci pare più grande della vita stessa, è in realtà l’emozione di una bambina affamata, bisognosa di essere incoraggiata e nutrita.
E proprio della necessità di questo nutrimento ci parla la Piccola Fiammiferaia…non della presunzione di cambiare il mondo, carissima Daniela.
A quello serve la creatività che, secondo la definizione data da Guilford, è la capacità di prendere spunto dalla fantasia per realizzare qualcosa di nuovo nella realtà ed è intimamente collegata all’immaginazione che, sollecitata, ne rinforza lo sviluppo.
La piccola fiammiferaia usa male le sue risorse, i fiammiferi, finchè a poco a poco non ha più la padronanza della sua vita immaginativa e ne subisce completamente gli effetti diventandone una vittima.
Usare la creatività per nutrire il proprio Sé non significa vivere di illusioni bensì mettersi nelle condizioni di sperimentare le proprie intuizioni, immaginare…IN ME MAGO AGERE, cioè scrivere nell’invisibile attitudini e tendenze con cui la persona si confronta nel suo procedere quotidiano.
Jung diceva che immaginare una cosa significa prepararsi ad essa; gli stessi uomini del Rinascimento avevano un’immaginazione vivida, attiva, rivolta ai propri intenti ed alle proprie finalità. Lasciarsi guidare dall’immaginazione significa darsi la possibilità di produrre desideri alimentati dalla gioia, avere un accesso diretto all’essenza delle cose senza pregiudizi.
Quei pregiudizi che portano Daniela a separare, a dividere vita vera e vita finta, donne vere e donne finte che lei “immagina” sedute dietro ad una scrivania a teorizzare sui problemi degli “altri”…problemi che in realtà sono di “tutti”.
Crescere è il presupposto della nostra esistenza e questo accade quando siamo disponibili a rinnovare dinamicamente i nostri modelli mentali adattandoli al presente e a ciò che desideriamo, anziché a ciò che temiamo.
Questo può avvenire solo attraverso l’incontro con l’Altro perché, per dirla con Hobbes, “ogni intimo piacere, ogni contentezza, consistono nel trattare con Persone dal cui confronto si possa concepire un’ALTRA opinione di noi stessi”.

Che ne pensate?

Dott.Elisabetta Calvi
Pedagogista Clinico




 

 

La Dott.ssa Elisabetta Calvi risponde ai commenti delle lettrici

     
I vostri commenti
     
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Gentile Dott. Elisabetta e gentili lettrici, sono molto felice di questo...
     
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Si muore e si rinasce mille volte nella nostra Vita, da un gesto d'amore, d...
     
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