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Comprare sfuso
Comprare sfuso, un po’ per volta, senza esagerare, senza sprecare: si risparmia e s’inquina meno. Sì, perché ogni anno vengono prodotti sempre più rifiuti e il nostro pianeta comincia a dare segni di cedimento, quindi d’ora in poi quello che produciamo e il modo in cui lo eliminiamo può fare la differenza per chi verrà dopo di noi. E allora, impariamo a rinunciare a ciò che non serve davvero, cominciando proprio dagli imballaggi dei prodotti.
Ridurre si può. Anzi si deve.
L’Italia produce 31 milioni di tonnellate di spazzatura all’anno,12 milioni solo di imballaggi. Praticamente il 50% dello spazio nella nostra pattumiera è occupato dalle confezioni dei prodotti, che pesano sul nostro ecosistema non solo per lo smaltimento, ma anche per la massa di gas e di scorie generati nei processi di produzione. Insomma il packaging, quella voce che nel budget di marketing di molte aziende pesa moltissimo, perché può fare da discriminante nella scelta tra più articoli dello stesso tipo, spesso non aggiunge alcun valore a ciò che stiamo acquistando. Fortunatamente pare che cominci a diffondersi una certa attenzione all’argomento, come dimostra il successo ottenuto dal concorso fotografico sugli imballaggi inutili, indetto lo scorso dicembre da Legambiente.
Eco sostenibile
A questo punto cambiare è davvero necessario perché se andiamo avanti a produrre così tanti rifiuti finiremo per esserne sommersi. Eco perché negli ultimi anni sono nate molte associazioni che hanno l’obiettivo di promuovere uno sviluppo più eco sostenibile. Una di queste è la PLEF, La Planet Life Economi Foudation, che si occupa proprio di favorire l’evoluzione della compatibilità tra ambiente, società e mercato, agendo direttamente sulla catena del valore dell’impresa. Tra i suoi tanti progetti c’è quello della Distribuzione Compatibile il cui obiettivo è di riprodurre un modello di ciclo di vita del prodotto (produzione-distribuzione-consumo-riciclo) il più simile possibile a quello del ciclo di vita di una qualunque risorsa naturale. Uno dei risultati di questo impegno è l’Eco Point, uno spazio dove poter acquistare sfusi quegli articoli che normalmente siamo abituati a comprare confezionati.
Il detersivo? Da oggi alla spina
La rivoluzione sfusa è partita dal Piemonte nel 206 e i primi Eco Point sono comparsi alla Crai. Si presentano come una sorta di organo a canne trasparenti dalle quali premendo una leva scendono caffè, pasta,riso,cereali,legumi, e spezie nella quantità desiderata. Spesso si tratta di prodotti di marca, che invece si essere venduti nel loro pack si raccolgono in sacchetti biodegradabili. Ma anche i detersivi si vendono alla spina: si acquista il flacone una sola volta e lo si riutilizza quando si deve fare un nuovo rifornimento. Progetto che ha fatto risparmiare nella sola regione Piemonte più di 100.000 confezioni e ciò significa non aver usato 6,11 tonnellate di plastica e 3,41 tonnellate di cartone. Un risultato davvero sorprendente che ha fatto in modo che aumentassero non solo i prodotti acquistabili con questo sistema, ma anche i supermercati disposti a farvi ricorso. Un bel risparmio per il pianeta e per le nostre tasche,visto che senza la confezione la merce va a prezzi inferiori del 20% al 70%, per non parlare del fatto che si acquista solo quello che serve davvero e in questi tempi difficili evitare gli sprechi può solo giovare.
Consigli di ordinaria ecologia
Il raggio d’azione di nostri consumi è molto più ampio di quanto possiamo (o vogliamo) vedere, è importante quindi pensare di alleggerire il proprio impatto ambientale, cominciando proprio dai piccoli gesti di ogni giorno. Per esempio, tutte le confezioni che ormai abbiamo portato a casa con i prodotti acquistati possono essere riutilizzati, così non finiscono in pattumiera. Da “Essere donna” .
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Il 50% dello spazio nella nostra pattumiera è occupato dalle confezioni dei prodotti |
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