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La "Perla nera"
Il primo approccio con la “perla nera” genera emozioni e opinioni contrastanti. L’origine vulcanica le ha conferito un cromatismo scuro, intenso, spigoloso, tutto avvolto dal mare blu cobalto, immediatamente profondo, che appare quasi inaccessibile. Non ci sono spiagge dorate e rassicuranti stabilimenti balneari, la vita notturna è quasi inesistente e poi, quando soffia lo scirocco, il caldo africano penetra nel corpo e nella mente (in arabo è chiamata Bent el Rion “figlia del vento”). Ma il punto di forza di questa isola è proprio l’essere un luogo fuori dagli schemi, selvaggio, dove la natura è protagonista.
Due secoli di dominazione araba
Pantelleria è più vicina alle coste africane che a quelle siciliane; infatti si nota il tocco mediorientale ereditato da due secoli di dominazione araba. Le caratteristiche arabe si vedono nell’agricoltura, nei nomi dei paesini, nell’architettura con i dammusi, tipiche abitazioni in pietra lavica. Queste case hanno un inconfondibile tetto a cupola e si mimetizzano nel paesaggio, molte sono state trasformate in splendide case per le vacanze.
Lo zibibbo
La pietra lavica si ritrova anche nei muretti a secco che circondano i terreni e svelano l’anima contadina degli abitanti. Nei terrazzamenti, sospesi fra mare e cielo, si coltivano da secoli i capperi e la dolce uva zibibbo, cioè uva Malaga i cui acini sono fatti essiccare al sole, dalla cui vinificazione si ricava il Passito, un moscato dolce conosciuto in tutto il mondo.
L'entroterra
I luoghi più suggestivi si trovano nell’entroterra: primi fra tutti Monastero e la piana della Ghirlanda, un’armoniosa fusione di antichi dammusi, muretti, terrazze e campi coltivati. Il paesaggio offre paesaggi primordiali e bizzarrie naturali, legate ai fenomeni vulcanici.
Le Favare
La Montagna Grande (836 m) domina l’isola con la sua rigogliosa macchia mediterranea immersa nei profumi del corbezzolo, rosmarino, origano, menta e finocchio servatico. Il monte Gibelè (700m), uno dei vulcani meglio conservati dell’isola, ora ricoperto da boschi. Un altro fenomeno che contraddistingue l’entroterra sono le favare, getti di vapore caldo che fuoriesce dalle rocce e dal terreno (Favara Grande, Fossa d’u Russu e Favarelle). Dalle fessure della grotta di Benikulà fuoriesce vapore acqueo al alta temperatura che si può definire un bagno turco. Chi predilige i fanghi deve recarsi allo Specchio di Venere, un laghetto racchiuso in una conca ovale, circondato da colline, fichi d’india e palme. Qui ci si immerge e ci si ricopre di fango prelevato dal fondo, ricco di Sali minerali, ci si lascia asciugare al sole e poi ci si sciacqua da un altro lato del lago. Vi sono sorgenti termali vicino al mare, come a Sataria, Nicà e Gadìr.
Un bagno refrigerante
Un bagno refrigerante nel cratere: il laghetto delle Ondine, detto anche delle Sirene, chiuso tra le rocce vulcaniche di punta Spadillo. E’ una conca che si riempie quando l’acqua scavalca la scogliera. Il bacino diventa così una piscina naturale. E’ raggiungibile a piedi partendo dal faro di punta Spadillo.
L'Arco dell'elefante
Per concedersi un tonificante bagno si deve andare a cala Cinque Denti, cala Levante (dominata dalla scultura naturale Arco dell’Elefante, simbolo dell’isola, e dal gigantesco faraglione), Dietro Isola, Mantingana e Balàta dei Turchi.
Una strada perimetrale
L’isola ha una strada perimetrale di 51 km che si apre e si chiude nel capoluogo: Pantelleria. Seguendo la strada sfilano piccoli villaggi di araba memoria, Khattbuali, Kharucia, Khazèn, Rekhale e paesini come Tracino e Khamma.
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Vulcani spenti, cale di roccia lavica e laghetti con fanghi terapeutici |
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