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Quattro aristocratiche
E’ la storia di quattro aristocratiche vissute tra Ottocento e il Novecento, dedicata a presentare e illustrare luoghi e persone che hanno contribuito alla vita sociale, economica e politica di Milano e della Lombardia nel periodo della costruzione dell’Unità d’Italia. Erano signore privilegiate, con palazzi, servitù, legate per parentela o amicizia al potere. Tutto procedeva tra balli, ricevimenti, villeggiature, qualche figlio affidato alle governanti, tutt’al più si teneva un salotto per ricevere gli intellettuali alla moda. Le nostre dame, cosa rara a quei tempi, erano istruite e forse è proprio la conoscenza che ha determinato una certa insofferenza nei confronti delle ingiustizie pubbliche e private e una voglia di cambiamento, che ne ha fatto delle eroine della storia futura, ma “scandalose” per la società in cui erano cresciute.
Per una società più giusta
Il loro coraggio, il loro impegno per la libertà e per aiutare i più deboli in tempi difficili si fa scopo di vita. Per le nostre protagoniste, diverse tra loro per carattere, credo politico e religioso, quello che conta è provare a costruire una società più giusta, più umana, più rispettosa della libertà e dei diritti. Incarnano una sorta di “ideale genealogia femminile” che ha le sue lontane radici in quel “mai stare con le mani in mano”, la raccomandazione di san Carlo Borromeo alle donne.
Le protagoniste
La prima eroina è Matilde Viscontini (1790-1825), musa di Stendhal, fa parte delle “giardiniere”, associazione coinvolta nei moti carbonari del ’21. La seconda eroina, è Cristina Trivulzio di Belgiojoso (1808-1871), anche lei sposata e separata, è costretta all’esilio tra Berna e Parigi per la sua partecipazione ai moti risorgimentali. E’ amica e interlocutrice dei più importanti intellettuali, artisti e politici del suo tempo. Poi Paolina Calegari Torri (1856-1931), moglie e madre esemplare, fa del suo palazzo in Franciacorta il centro di elaborazione della politica dell’Italia unita. Qui si incontrano Zanardelli, ministro della Giustizia e poi presidente del Consiglio, massone e anticlericale; monsignor Bonomelli, vescovo illuminato, dedito a una coraggiosa azione sociale, protagonista del “modernismo pragmatico”; letterati come il Carducci. Concludiamo, infine, con Maura Dal Pozzo d’Annone (1907-19879), sindaco di Stresa nel 1955, è una delle prime donne a essere eletta a questa carica. Riesce a coniugare politica e religione, efficienza amministrativa e filantropia. Riorganizza e amplia ospedali, fonda colonie per bambini, scuole professionali.
L'atteggiamento dello stato italiano
Unisce tutte queste donne anche l'atteggiamento che lo stato italiano ebbe verso di loro, diventate ormai vecchie: indifferente, irriconoscente se non addirittura ostile, nel periodo fascista. Occorre forse arrivare ai giorni nostri perchè la considerazione delle istituzioni pubbliche verso l'impegno femminile eguagli almeno quello della gente comune che sapeva dare riconoscenza a chi si occupava della loro salute, dei loro bisogni e della mancanza di mezzi economici.
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E’ la storia di quattro aristocratiche vissute tra Ottocento e il Novecento |
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