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Venaria Reale
Su un borgo mediovale nacque nella seconda metà del seicento la Venaria Reale (venari cioè caccia): la ricchezza di acque, di boschi e quindi di selvaggina dell’ambiente circostante e la sua breve distanza da Torino, giustificarono la scelta del duca Carlo Emanuele II di Savoia di edificare presso tale sito la Reggia di Diana e tutto il borgo connesso, adibito per supportare ed accompagnare al meglio i rituali delle Reali Cacce ed ogni altro genere di svago della corte sabauda. La costruzione doveva essere la “Versailles d’Italia”. L’abitato preesistente cambiò completamente, oltre per l’aspetto architettonico ed urbanistico anche dal punto di vista economico, perché fu avviata la produzione della seta; si rivitalizzò l’economia piemontese. Nei secoli ebbe varie destinazioni, dal 1818 per alcuni anni fu sede della Scuola di Veterinaria che, prima in Italia, era stata istituita da Carlo Emanuele III, poi ospedale veterinario e laboratorio d’Anatomia e di Chimica.
Il periodo Napoleonico
Durante il periodo Napoleonico, l’industria della seta subì una crisi. Dopo il dominio francese l’industria entro in una fase nuova, con l’invenzione della seta artificiale. Negli anni venti del novecento nacquero moderni stabilimenti che trasformò il territorio che diventò una periferia urbana, modellate sulle esigenze della grande fabbrica, arrivò manodopera prima dal Veneto poi dal meridione d’Italia.
Un viaggio nel Seicento: La Reggia del Castellamonte.
Reggia di Diana edificata fra il 1659 e il 1675 su progetto dell’arch. di corte Amedeo di Castellamonte per volere del duca Carlo Emanuele II. La sala di Diana è un vasto salone che aveva funzioni di rappresentanza. Di forma rettangolare e ricchissima di stucchi e rappresentazioni sulla caccia. Periodo di lento declino, quando divenne caserma, o subì saccheggi durante la seconda guerra mondiale.
I giardini dell'infinito
La magnificenza delle prospettive e la vastità del panorama naturale circondato dai boschi del Parco della Mandria, sono rinati dal 2007. I Giardini della Venaria Reale, completano l’imponenza della Reggia. Il progetto siecentesco aveva previsto la realizzazione di un giardino all’italiana, dal 1699 si rifà con i canoni del Giardino alla francese, con demolizioni per equipararlo ai giardini di Versailles. Con l’occupazione francese anche i giardini vanno in declino.
Il Parco
Il parco Regionale “La Mandria” fu istituito con legge regionale il 21 agosto 1978. Due anni prima la regione Piemonte aveva acquistato la tenuta dalla famiglia Medici del Vascello, allora proprietaria. Nel corso degli anni si è esteso ed ora è circa 6000 ettari. Il Parco mette a disposizione percorsi naturalistici e organizza manifestazioni culturali. C’è la possibilità di noleggiare biciclette, fare visite notturne per l’osservazione degli animali, fare percorsi in trenino e la visita agli appartamenti reali del Borgo Castello, già residenza privata di Vittorio Emanuele II. L’accesso alla tenuta è consentito a piedi o in bicicletta, non sono ammessi animali.
Il nido d'amore
La storia della Mandria è strettamente connessa con quella di Venaria Reale e della sua reggia: la tenuta sorse infatti nel XVIII sec. Quale centro per l’allevamento di cavalli di razza destinati ai duchi sabaudi. La costruzione del cosidetto Castello della Mandria risale ai primi del settecento. La Mandria fu tra le residenze preferite di Vittorio Emanuele II, soggiornava spesso con Rosa Vercellano, la sua amante, nota come Bela Rosin. In questo periodo il complesso si arricchisce. Teatro delle travagliate vicende dell’amore contrastato e scandaloso fra Re Vittorio e la Bela Rosin furono dunque le intime stanze dell’appartamento reale della mandria: fu qui che colei che venne definita “la clandestina della storia” seppe legare a sé fino alla morte un sovrano tanto volubile in fatto di donne e amori. Terminata la seconda guerra d’indipendenza, il “caso Bela Rosin” divenne un affare di Stato e preoccupò in modo particolare il conte Cavour, timoroso che uno scandalo in casa Savoia potesse danneggiare i progetti politici. Ma Vittorio, incurante, continuò a incontrarsi con la sua concubina. Il Re e Rosina conducevano nella quiete del Parco una vita leggiadra e spensierata, con gite a cavallo e passeggiate. L’unificazione nazionale e il trasferimento della Capitale del Regno, portarono il sovrano lontano dalla sua amata, che trascorse ancora molto tempo alla Mandria, dove ebbe la notizia della morte del re, il 9 gennaio 1878. Insieme al loro amore finisce l’epoca più gloriosa del Parco. Il nuovo sovrano Umberto I si trovò, infatti, a fare i conti con i debiti lasciati dal padre, tra le spese da eliminare ci furono anche quelle destinate alla Mandria. Prima il Castello (1882) e quindi l’intera tenuta (1887) furono ceduti al marchese Luigi Medici del Vascello che tentò di trasformarla in una grande azienda agricola.
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Da vedere: Reggia e Giardini - Parco La Mandria
Patrimonio Mondiale dell'Umanità |
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