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Adolescenti genitori di adolescenti
Quando comincia l’adolescenza e, soprattutto, quando finisce? La datazione dell’adolescenza è un mistero che appassiona genitori , insegnanti e scienziati. Se per adolescenza si intende qual periodo i transizione fra l’infanzia e l'età adulta, caratterizzato da egocentrismo e da conflittualità con i genitori, è evidente che essa ha inizio molto presto verso i cinque o sei anni. Altrettanto evidente è che, se è proprio dell’adolescenza credere di essere giovani per sempre, dimostrandolo con jeans&sneakers o ombelico di fuori, allora l’adolescenza finisce verso i cinquanta suonati, con punte anche oltre. Siamo adolescenti genitori di adolescenti, e questo è un guaio. Al tempo stesso, siamo vecchioni che non sfuggono alla trappola del pensare, o peggio fire, “ai miei tempi non era così, era meglio”e questo forse è un guaio ancora più grande.
Ai nostri tempi..
Ai nostri tempi c’era la politica, ai tempi dei nostri genitori c’era la guerra. Era lì che ci si divideva in capi e gregari, che si scrutavano i corpi degli altri, che ci si sentiva immortali e si rischiava tantissimo, che si marciava in gruppo. Chissà se è vero che un corteo è meglio di un rave, uno spinello delle pasticche, l’autostop del low cost, Garcìa Màrquez di Moccia. Da che mondo è mondo, ad ogni ricambio di generazione i più vecchi hanno lamentato il decadimento dei costumi, dei valori. Quello che è diverso è che, per la prima volta da che mondo è mondo, noi adulti siamo di più, più numerosi. Parliamo, è ovvio, dell’occidente dello sboom domografico, perché è qui che tocca in sorte vivere a noi e ai nostri figli.
Il multitasking
Forse a non cambiare è soltanto l’ansia dei genitori per i figli, che toccherà anche ai figli di oggi quando saranno loro a riprodursi. Per esempio, adesso c’è il multitasking, che non è un modello di jean con molte tasche. E’ qualcosa di più complicato. La scena è questa. Lui è sdraiato sul divano, come quasi sempre fra i quattordici e i diciotto; la televisione è accesa, ha un computer rovente accanto a sé, le cuffiette alle orecchie, il telefonino sempre a portata, i telecomandi sempre a portata, guarda simultaneamente tutti i suoi apparecchi e apparecchietti, digita su tutti i suoi apparecchi, e in più ha un libro aperto sulle ginocchia. Sta studiando. L’adulto che lo vede, forse memore di quando era lui a studiare e al massimo teneva la radio accesa , osa domandare al cablatissimo energumeno sul sofà: ma, scusa, come fai a studiare, non sei distratto? E lui, naturalmente con un occhio agli sms e uno al Doctor House, col suo vocione dice: “E’ l’evoluzione della specie.” Il giorno dopo prende dieci. Forse ha ragione lui, qualcosa di neurologicamente inedito sta accadendo, questi giovani mutanti si adattano al troppo di tutto nel quale sono immersi.
E se fossimo noi i mutanti?
E se invece fossimo noi, i mutanti? Noi che ci iniettiamo plastica negli zigomi e sulle labbra, noi che andiamo in motorino e giochiamo a calcetto sfidando l’artrite, noi gli amiconi, noi che non molliamo l’osso. Noi che abbiamo patiro l’autorità dei genitori e che come genitori patiamo la nostra mancanza di autorità. Noi che andiamo ai colloqui con i professori e li aggrediamo, giustificando a oltranza il pargolo indolente, anzi incompreso, poverino. Tutto sommato, per gli adolescenti nulla cambia: rimangono un mistero. Sono sgarbati, “faccio quello che mi pare”, e un attimo dopo chiedono una grattatina alla schiena come quando avevano tre anni. Fanno docce interminabili, non spengono mai le luci, lasciano gli armadi aperti e i calzini per terra, sono sempre attaccati al cellulare ma se li cerchi non rispondono mai, mangiano cumuli di robaccia, non conoscono altra scarpa all’infuori di quella da ginnastica, danno del tu a tutti, sanno tutto loro, piangono, soffrono, sono allegrissimi, disquisiscono dei massimi sistemi, sono orrendi ma i genitori dei loro amici dicono di trovarli ciarlieri e educatissimi; e soprattutto non dicono niente di se stessi. Niente. Muti. “Dove vai?”. “Fuori.” “Con chi?””Amici”. “A fare cosa?”. “Robe?”.”Quando torni?”. “Dopo”. Dialoghi immutabili, generazione dopo generazione. E forse è giusto così, gli adolescenti di ogni epoca devono crescere, e per crescere devono emanciparsi dai genitori. La loro è un’età difficile, sbalzi ormonali, personalità incerta eccetera. Ma non è molto più difficile la nostra, di età?
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Da Vanity Fair un articolo di Giovanna Zucconi. |
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