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Sempre con il telefonino
Saluti, battute, appuntamenti, dichiarazione d’amore, discussioni, perfino poesie. Questi ragazzi li osservi nei locali e ti accorgi che siedono allo stesso tavolo ma ogni cinque minuti uno o l’altro armeggia col suo telefonino, mentre scambiano poche parole col vicino.
Lo psicologo Gustavo Pietropolli Charmet (a favore)
“Il telefonino? Lo hanno inventato le mamme. Prima, quando loro lavorano, per seguire i bambini che restano a casa e vanno a scuola. Poi per seguirli quando crescono e vanno in discoteca.” Gustavo Pietropolli Charmet , psicologo dello sviluppo e dell’adolescenza, non vede di cattivo occhio il telefonino per i bambini. Anzi. “Il cellulare per i bimbi è una conseguenza inevitabile della relazione a distanza tra i figli e le madri che lavorano. I bambini di oggi sono abituati a relazioni a distanza. Oggi le famiglie cercano di farsi obbedire per amore, a contrattare ogni cosa. Ormai la pubertà sociale precede, e di molto, quella fisica. A dieci anni i bambini hanno molte relazioni. Solo cinque anni fa, questo succedeva a dodici anni. Ma non solo: in questi tempi non si può imporre una censura alla socializzazione. La vita è basata sulla socializzazione. Tutti i modelli educativi spingono ad avere relazioni, a comunicare. I bambini questo lo avvertono.”
La psicologa Anna Oliverio Ferraris (contro)
“Un tentativo di prolungare il cordone ombelicale.” Dice la psicologa dello sviluppo all’università La Sapienza di Roma, Anna Oliverio Ferraris, che ha molti dubbi sull’uso del cellulare. “Papà e mamma hanno paura di perdere il loro figlio e gli regalano il cellulare. Così,però, non insegnano ai bambini a essere autonomi. Ci sono anche aspetti positivi, ma le persone, se hanno il telefonino, invece di socializzare tendono a isolarsi. E poi è un oggetto totalizzante, i bambini non se ne separano mai per paura di perderlo o di farselo rubare. Inoltre rischi di suscitare invidie. I telefonini non dovrebbe essere ammessi nelle classi. E comunque a volte bisogna saper dire di “no”, spiegando perché, altrimenti saremmo tutti uguali. Conformisti.”
Adolescenti e il rischio del linguaggio Infantile
Gli adolescenti di oggi possono essere descritti come colti o incolti, profondi o superficiali a partire dal loro neo-linguaggio. E quel che più conta, attraverso questo loro linguaggio, compresi nello loro povertà o ricchezze, espresse o inespresse. Una generazione che comunica male, con tante parole “deboli”, che dicono poco, messe in fila senza ordine logico, senza avvertire il bisogno di comunicare meglio, non può non destare preoccupazione. La modalità tipo sembra: ciò che ti dico è vero non perché te lo dimostro, ma perché te lo grido e te lo ripeto 1000 volte. D’altra parte gli spot pubblicitari e i velocissimi messaggi dei talk show hanno ridotto male la logica a vantaggio dell’urlo o della ripetizione gridata. E’ una sorta di videolingua elementare che seduce e provoca “vibrazioni emotive”. I nostri “adolescenti” sono pur figli di qualcuno. Sono anche figli della loro TV preferita, del video clip che impone la velocità, il montaggio serrato, frenetico, che non consente alla mente umana di osservare le immagini e registrarle nella “testa” e nella “pancia”. Noi adulti – genitori, educatori, insegnanti,amministratori,sacerdoti,forze dell’ordine, allenatori, medici, ecc. – dobbiamo aver parole, e prima ancora occhi e orecchi, per cercare di ascoltare e descrivere questa lingua “bambina”, così da coglierla tutta, non solo il suo frammento che più ci preoccupa.
Acrobati dell’sms. Alchimisti del Rap, monologhi in solitudine
Tutto questo sono i nostri giovani, ma tanto altro ancora impariamo ad osservarli e ad ascoltarl.
Coop.Sociale “Il Calabrone” Brescia
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Generazione accompagnata dai “Bip” dei messaggi in arrivo, nel tempo della comunicazione immediata i ragazzi riscoprono la meraviglia dell’attesa. |
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