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Introduzione
Individuare precocemente il Papilloma virus (HPV) o prevenirlo con i nuovi vaccini, significa vincere il tumore del collo del’utero. Una malattia, che nonostante la possibilità di cura che nelle fasi precoci raggiunge il 100% , colpisce molte donne.
Che cos'è l'HPV
Il Papilloma virus è responsabile del 99,7% dei tumori del collo dell’utero, un virus che si trasmette attraverso i rapporti sessuali e che non dà alcun sintomo. Non tutti i tipi di HPV però sono uguali. Quelli conosciuti sono circa 100, quelli che possono essere trasmessi attraverso i rapporti sessuali sono invece una quarantina. Quelli che possono causare lesioni maligne al collo dell’utero sono solo tredici. In particolare i ceppi 16 e 18 di Papilloma virus provocano il 70% delle forme tumorali. Altri ceppi, invece, provocano i condilomi, la malattia sessualmente trasmessa più diffusa, ma che non si trasforma in un tumore. Insomma non tutti i ceppi del virus sono pericolosi.
Non bisogna avere paura, ma fare prevenzione
Anche se si è venuti a contatto con il virus, non bisogna spaventarsi. Primo perché non tutti i tipi di virus sono a rischio di tumore. Inoltre in molti casi (circa 80%) anche le infezioni da ceppi più a rischio guariscono da sole senza lasciare conseguenze per la salute nel giro di pochi mesi. Infine anche nei casi (10-20% di donne) in cui l’infezione da ceppi di HPV a rischio tumorale non guarisce da sola, non è detto che la malattia si sviluppi. Poi perché le lesioni maligne compaiano ci vogliono circa 10 anni. C’è quindi tempo per individuare il virus e tenerlo sotto controllo, infatti alcune lesioni possono essere curate con un semplice intervento ambulatoriale. Molto importante è sottoporsi agli esami preventivi.
Il Pap test
L’esame più utilizzato per la prevenzione del tumore del collo dell’utero è il Pap-test. Questo esame permette di individuare la presenza di eventuali lesioni pretumorali, prima che diventino maligne, consentendo di intervenire con una asportazione delle stesse in ambulatorio con anestesia locale e con una probabilità di guarigione del 100%.
Ci si può reinfettare
La guarigione non comporta però una protezione per il futuro, è possibile, infatti, reinfettarsi, sia con ceppi di virus diversi da quelli della prima infezione, sia incontrando nuovamente lo stesso tipo. Per questo anche chi ha già avuto un’infezione da Papilloma virus ed è guarita, deve continuare a sottoporsi ad esami di controllo.
I vaccini: uno quadrivalente ed uno bivalente
E’ entrato recentemente in commercio il vaccino contro l’HPV che protegge le donne dal tumore del collo dell’utero. In realtà i vaccini sperimentati sono due. Il primo vaccino protegge da 4 ceppi di HPV e per questo si chiama tetravalente o quadrivalente. Favorisce la produzione di anticorpi protettivi contro i ceppi 16 e 18 (quelli che possono causare il 70% di casi di tumore al collo dell’utero), ma anche contro i ceppi 6 e 11. Questi ultimi due tipi di HPV sono la principale causa (90% dei casi) dei condilomi e di alcune lesioni pretumorali lievi. Fino ad ora è stato sperimentato su 25.000 donne in 33 Paesi e ha garantito una protezione da ceppi 16,18,6 e 11 di HPV praticamente del 100%. L’altro vaccino contro il Papilloma virus protegge contro i ceppi 16 e 18, i più a rischio per il tumore del collo dell’utero. La vaccinazione viene praticata tramite tre iniezioni nell’arco di sei mesi. La durata della protezione di entrambi i vaccini a lungo termine dovrebbe essere di almeno 10 anni.
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Questo articolo nasce da un accordo di collaborazione tra O.N.D.A.
(Osservatorio Naz.sulla salute della donna) e l'Istituto Europeo di
Oncologia (IEO) |
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